La sorpresa di San Filarete

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La sorpresa di San Filarete
(maggio 2009)

In tre parole si concentra l’incontro delle Acli comasche con la comunità di San Filarete a Mosca e a San Pietroburgo: la sorpresa, la resistenza, la speranza. Sono davvero fondate anzitutto le ragioni dello stupore. Esso nasce dal toccare con mano il  resistere e il persistere del seme evangelico in una terra immensa dove il rullo compressore dell’ateismo era passato e ripassato, desertificando.

Era entrato durante i decenni nella quotidianità delle famiglie, aveva tentato di assoggettare le coscienze. E proprio padre Giorgio porta in un diabete insistente e pervasivo i segni di un rapporto prolungato con gli uomini dei Servizi Segreti (il famigerato KGB).

E poi il lavoro comunitario, l’agape fraterna, l’accoglienza semplice e disponibile, il dibattito, la diaconia. Un cammino di speranza per l’oggi, e quindi sporto al futuro. Quel clima che nel suo immaginario il credente cattolico pensa sia consegnato storicamente ai primi secoli dell’era cristiana e agli Atti degli Apostoli come stagione fondativa,  ma irripetibile. E invece questo è quel che ritrovi negli incontri conviviali e di preghiera nelle famiglie nei quartieri popolari di Mosca e in quelli un poco più eleganti ed intellettuali di San Pietroburgo, e poi avanti,  più a Nord, più ad Est… Per arrivare  a mettere insieme un vero melting pot di professioni: dall’elettricista al professore universitario di medicina e psichiatria, ai giovani che si cimentano con il lavoro e i  nuovi lavori, alle casalinghe in grado di attivare lo spirito e il cuore passando per lo stomaco. E dunque una resistenza durata a lungo e in grado di produrre una diaconia minoritaria ma già radicata nel tessuto della testimonianza della Chiesa ortodossa. E dentro questa pratica e questa liturgia una grande apertura culturale, rappresentata in particolare dall’affollato Convegno annuale all’Università di Mosca, con le voci più libere  e spregiudicate della Russia di Putin e Medvedev, che si cimentano con le difficoltà e le prospettive di un sistema dove il confine tra democrazia ed autoritarismo si è andato a dir poco sfumando.

Tutte voci fuori dal coro quelle che si susseguono alla tribuna, con una vigile e sagace regia del Rettore. Voci di religiosi, di storici, di politologi, di poeti: tutto il meglio in termini di creatività che lo sterminato Paese è in grado di offrire, e tutto ciò controcorrente nei confronti del rullo compressore che muove ancora una volta sulla società civile della Grande Russia, dove il turbocapitalismo non è riuscito ad accelerare più di tanto i ritmi di lavoro, dove la impressionante rete della metropolitana moscovita resta il simbolo di quanto la tecnica trasmigri dal passato staliniano a un futuro “non si sa che “.

Problemi che ci riguardano da vicino, non solo come Acli, dal momento che le riviste della geopolitica, anche quella italiana, come “Limes“, parlano di una possibile Eu-Russia nel nostro futuro prossimo, in grado di tenere il confronto se non addirittura contrapporsi a una partnership, sempre più probabile, e che pure la grave crisi finanziaria si incarica di sospingere, tra Cina e Stati Uniti d’America. Interessi economici immensi, prospettive dell’umanità intera in gioco, perchè la catastrofe e la via d’uscita escludono comunque la manutenzione del presente. E non portano da nessuna parte gli improvvisati geometri della terra promessa.  Ne è avvertito il berlusconismo nostrano e vincente? Il buio non piace a nessuno, ma le luci false non aiutano a vedere.

Ma che cosa vuol dire Eu-Russia?

“Nella versione forte, l’idea di volgere l’interdipendenza crescente fra europei e russi in integrazione geopolitica, imperniata su regole e istituzioni condivise. Per stabilire su questa base un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. Non con la Cina. Salvo che nel frattempo si sia materializzata Chimerica”.

Non solo gas e gasdotto dunque. Non solo Gasprom. Con qualcuno che fa sportivamente e umoristicamente da apripista, perché “un’Eurussia esiste già, sotto specie calcistica. Ma sarà difficile replicare in forma geopolitica la Paneuropa della Champions League”…

Per noi è in questione, ancora una volta  e con una possibilità inedita di confronto, il rapporto tra l’ispirazione cristiana e la politica, meglio, tra la vita cristiana e una politica da ritrovare. Una speranza che cresce intanto nella fraternità e nella comunicazione. Che è ad un tempo religiosa e civile. Questo il legame che ci unisce in maniera sempre più calda e stretta agli amici e ai fratelli della comunità di San Filarete.

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