Verso la settimana sociale

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Giovanni BianchiL’istituto della “settimana sociale” non è ristretto solo alla realtà del cattolicesimo italiano: in realtà esso è espressione della rinascita del movimento cattolico in Europa nella fase del grande confronto con la prima ondata di secolarizzazione che investe il Vecchio Continente a partire dalla seconda metà del XX secolo, e che assume forme diverse a seconda delle difficoltà con cui si deve misurare nel diverso contesto nazionale.

In Francia, ad esempio, il movimento delle Settimane sociali ha origine nel 1904, poco prima che nel nostro Paese, nel pieno della crisi provocata dall’ Affare Dreyfus, in cui elementi religiosi e politici erano entrati pesantemente in gioco, e che l’anno dopo sarebbe sboccata nelle leggi di separazione dello Stato dalla Chiesa e nella rottura dei rapporti diplomatici fra la III Repubblica e la Santa sede.

In una Germania ancora divisa, ma già attraversata da fermenti unitari, operava fin dal 1848 un’ Associazione dei cattolici tedeschi (quella che un secolo dopo si sarebbe ridenominata Comitato centrale dei cattolici tedeschi)  che, insieme al partito dello Zentrum, avrebbe sostenuto, dopo la nascita dell’ Impero guglielmino, la lotta contro il cosiddetto Kulturkampf anticattolico scatenato da Bismarck e che tutt’ oggi, al di là delle differenziazioni politiche, rappresenta un punto di riferimento per il laicato cattolico in una terra di frontiera ecumenica come è quella tedesca.

In Italia, infine, le Settimane sociali nascevano dopo quarantacinque anni dalla costituzione dello Stato unitario, e oltre trent’anni dopo la fine del potere temporale dei Papi, che di fatto avevano stabilito un tornante storico creando una non lieve lacerazione nella coscienza nazionale. In questo senso, l’appuntamento delle Settimane sociali accompagnò i cattolici italiani per tutta la perigliosa vicenda del XX secolo, dall’epoca liberale a quella fascista , dalla Prima alla Seconda guerra mondiale fino al nascere e al declinare della fase che vide il partito di ispirazione cristiana massima forza politica della prima fase della Repubblica.

La ripresa delle Settimane sociali avviene nel 1991 con la XLI edizione svoltasi a Roma sul tema : “I cattolici e la nuova giovinezza dell’ Europa”. La scelta di dare un seguito ad una  manifestazione che in verità non aveva lasciato molti rimpianti si inquadra nella “strategia per l’ Italia” che marca la più generale campagna del pontificato di Giovanni Paolo II per la “nuova evangelizzazione”, la quale passa, come chiarì il Papa polacco nei suoi interventi al II Convegno delle Chiese latinoamericane a Puebla (1979) attraverso un recupero della dottrina sociale della Chiesa dapprima in termini marcatamente antimarxisti e poi in una più generale inserzione nel campo della teologia morale ( si veda l’ Enciclica Sollicitudo rei socialisal n.41), che si sarebbe successivamente espressa, all’indomani della caduta dei regimi comunisti all’ est, anche in una critica al sistema capitalistico.

Nella specificità dello scenario italiano, soprattutto dopo il II Convegno ecclesiale svoltosi a Loreto nel 1985, che aveva rappresentato un momento di ripensamento rispetto alla gestione del post Concilio orientando la Chiesa italiana, almeno nelle sue espressioni ufficiali, verso una più aggressiva gestione del rapporto con il mondo esterno. Emerge qui la figura del card. Camillo Ruini, prima Segretario generale e poi per lunghi anni Presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), che si pone l’obiettivo di ridefinire il profilo pubblico della Chiesa anche oltre la tradizionale politica di fiancheggiamento nei confronti della DC quando quel partito viene travolto dall’ondata di piena di Tangentopoli e si spezzetta poi in una serie di tronconi.

Nella mente del card. Ruini l’insieme delle attività dei cattolici italiani deve essere posto sotto la tutela e la più o meno diretta   gestione della Conferenza episcopale, e questo vale anche per le Settimane sociali, che prima dell’interruzione operavano sotto l’egida dell’Azione cattolica. L’AC stessa, peraltro, deprivata del uso tradizionale compito di soggetto privilegiato dell’attività apostolica dei fedeli laici, scade sempre più ad un ruolo secondario ed ancillare, mentre gli altri soggetti dell’associazionismo, come pure i nuovi aggressivi movimenti ecclesiali, vengono in qualche misura ricondotti a elementi di contorno di una progettualità generale a cui essi possono contribuire, ma le cui linee sono dettate dall’alto.

Qualcuno aveva espresso la speranza che il fatto che la rinnovata serie delle Settimane sociali venisse gestita direttamente dalla CEI consentisse un robusto radicamento delle Settimane sociali stesse nel tessuto vivo delle comunità ecclesiali sparse sul territorio d’Italia. Tale speranza è per l’appunto rimasta tale, perché né le Settimane sociali né il più ambizioso Progetto culturale hanno avuto una ricaduta significativa nella vita delle parrocchie in quanto, essendo calati dall’alto e privi di ogni serio coinvolgimento del laicato nella loro ideazione e realizzazione, hanno essenzialmente assunto la veste di momenti convegnistici anche di altissimo livello ma sentiti come estranei rispetto alla viva esperienza delle comunità locali.

La scommessa sui laici che nel corso del IV Convegno ecclesiale nazionale svoltosi a Verona nel 2006 è stata individuata come la grande sfida per la Chiesa italiana passa evidentemente anche per qui, per una riappropriazione  generalizzata da parte dei credenti delle linee portanti dell’insegnamento sociale della Chiesa al di là dell’ossessiva pretesa di controllo da parte della Gerarchia che ha segnato questi ultimi anni.

In questo senso, l’ appuntamento della XLVI Settimana sociale prevista per il prossimo ottobre a Reggio Calabria, tutto incentrato sul tema di “un discernimento opera non di pochi, ma di tanti”, sarà l’occasione privilegiata per capire se alle parole seguiranno i fatti, attraverso un’ampia capacità di discussione e di co – decisione sulle questioni sociali e pastorali che riguardano tutti, e che da tutti debbono essere liberamente dibattute.

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