La terra trema

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Giovanni Bianchi

Amatrice per me è il paese di Palma Plini. Lei era nata lì quasi cent’anni fa, fra quelle montagne, fra quella gente aspra e rocciosa, ed aspra e rocciosa fu lei stessa per tutta la sua singolare vita, divisa fra la consacrazione a Dio nella Compagnia di San Paolo e la consacrazione alla classe operaia alla Borletti, nella FIM e nelle ACLI , di cui fu militante totale come voleva la logica interna del secolo breve.

Per cui quella terra piagata dal terremoto del 24 agosto posso dire di conoscerla perché conoscevo lei, i giudizi che dava senza giri di parole, l’amicizia che concedeva senza tanti fronzoli e le inimicizie sbattute in faccia soprattutto a quelli che si dicevano cristiani e che si scandalizzavano a sentire quali erano le reali condizioni degli operai – e soprattutto delle operaie – in fabbrica, al di là delle oleografie zuccherose.

Che cosa dobbiamo alle vittime di Amatrice, e più in generale a tutte le vittime e ai sopravvissuti del terremoto? Innanzitutto la pietà, e subito dopo la rapidità e la trasparenza dei soccorsi e della ricostruzione. Nei giorni del terremoto l’Italia ha dato il meglio ed il peggio di sé: il meglio con l’efficienza della macchina dei soccorsi, con il grande slancio del volontariato, con l’azione positiva delle istituzioni e dei privati. Il peggio con lo sciacallaggio, sia quello di chi ha voluto trovare nella tragedia un’occasione di facile lucro , sia quello di chi, nascondendosi dietro l’anonimato delle tastiere e dei nicknames ha spacciato teorie assurde e chiacchiere tendenziose, soprattutto rilanciando menzogne razziste sui profughi e sul supposto trattamento di favore che riceverebbero rispetto agli italiani.

Credo meriti un supplemento di riflessione quello che ha detto il Vescovo di Rieti nell’omelia per i morti di Amatrice, quando ha detto quella frase così scioccante sul terremoto che non uccide, perché ad uccidere sono le opere degli uomini.

Non si tratta infatti di stornare da Dio o dalla natura la responsabilità del male, ma di mettere le cose nella giusta prospettiva: terremoti, nubifragi ed altre catastrofi hanno un origine naturale, e l’uomo da sempre opera per arginarli, ma spesso la sua azione risulta insufficiente, e talvolta essa stessa è causa attiva di distruzione. Non si tratta qui di precisare la responsabilità dei singoli – non è cosa che spetti ad un Vescovo- ma di ricordarci che la lotta incessante con la natura per adattarla alle sue esigenze deve anche essere capace di rispettare a sua volta le esigenze della natura.

E a questo punto – direbbe Palma – poche chiacchiere e rimbocchiamoci le maniche.

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5 commenti

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    • Achille Pellegata il 9 Settembre 2016 alle 13:03

    Puntuale come sempre. Ma “i poteri forti”, quelli che sghignazzano ad ogni occasione di dolore, come a l’Aquila, non si troveranno mai davanti alla giustizia?

    • Achille Pellegata il 9 Settembre 2016 alle 12:59

    Puntuali i tuoi commenti, come sempre. Ma “i poteri forti”, quelli che speculano in ogni occasione di dolore, come a L’Aquila, non troveranno mai la giustizia di fronte a loro?
    Achille Pellegata

    • virttorio il 8 Settembre 2016 alle 09:07

    Giovanni Bianchi le tue conoscenze di tante persone e i tuoi commenti, frutti di esperienze, battaglie, fede ed esempio, aumentano la mia stima verso te. Ciao Vittorio di Trezzo

  1. La data è stata corretta, grazie.

    • Maria laura Rondini il 7 Settembre 2016 alle 09:07

    Solo per segnalare che il terremoto è del 24 agosto.

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